In più mio papà era allenato, io era la prima volta che facevo 60 km. Risultato? Il giorno dopo sono stato tutto il giorno con la febbre! Quel giorno ho detestato quel pezzo di ferro con tutto me stesso. E nato tutto da lì, avevo 14 anni, ed ero già testardo, non mi andava di essere stato strapazzato così da un semplice giro in bici e da mio padre e i suoi compagni più vecchi di me, loro andavano facilmente senza far fatica io sembravo un aspirapolvere da quanto soffiavo. Sono passati 20 anni da quel giorno, ho iniziato ad fare qualche giretto alla domenica con una citybike che pesava una tonnellata, e poi mi sono comprato la prima mountain bike, un Atala. Ormai era fatta, iniziavo inconsapevolmente a essere rissucchiato da quello sport.
I primi giri più lunghi, le uscite con gli amici che diventavano piccole gare, con sfotto per chi arrivava ultimo, alla fine dopo aver sostituito la mia Atala con una Treck rossa fiammante sono arrivate le prime gare di mountain bike con i primi risultati incoraggianti che mi davano morale e forza di continuare con sempre più impegno. Dopo 4 anni per via del militare e del poco tempo per gli allenamenti mi convertivo al ciclismo su strada, che tutt'ora pratico a livello agonistico amatoriale, ma non scordando mai il vero motivo che mi spinge ad andare in bicicletta, l'amore per la natura e per lo sport all'aria aperta e sentirmi bene con me stesso. Tante volte mi sento dire"ma chi te lo fa fare di fare tanta fatica?" Ebbene non c'è una risposta precisa a questa domanda, ma un'insieme di motivi che rendono questo sport pieno di fascino. Il ciclismo e fatica e sacrificio. Ho fatto dei giri in bicicletta (non parlo di gare quello è un capitolo a parte) raggiungendo dei luoghi stupendi dove sei tu solo con te stesso con solo il rumore della natura a fare da contorno, parlo di salite leggendarie che hanno fatto i migliori campioni di questo sport, e sapere di essere arrivato lassù, dove e stata scritta la storia del ciclismo mi rendeva orgoglioso di me, parlo di cime come il Mortirolo, il Gavia, il Pordoi per citare i colli più famosi. Ma arrivare a fare queste obbliga a fare una vita regolare e sana se si vogliono avere risultati e soddisfazioni, e non solo a livello agonistico. Pedalare da solo o in gruppo per ore mi aiuta a mettere ordine nei miei pensieri, belli e a volte brutti, mi fa vedere i posti che attraverso con un altra ottica, mi fa apprezzare paesaggi e panorami che altrimenti non si noterebbero mai.
Pedalare mi fa sentire diverso dagli altri, diverso dalla massa. Quando racconto qualche giro in bicicletta tante persone mi guardano come se fossi un marziano, come se venissi dalla luna, non credono a come si possa fare così tanta strada su una bici spinta da due pedali, loro fanno fatica anche ad andarci in macchina, invece a me sembra una cosa naturalissima, semplice come bere un bicchier d'acqua, la fatica e l'ultima cosa a cui penso quando parto per un giro in bicicletta. L'agonismo e solo per confrontarsi con gli altri, il volersi mettere in gioco ulteriormente, ma questo e l'ultimo motivo per cui pedalo.
La bicicletta mi ha aiutato molto, sopratutto nei momenti difficili, la fatica che facevo non mi faceva pensare ai problemi che avevo, e comunque mi aiutava a superarli, rimanere soli con se stessi, faticando per ore, e pensando aiuta a rinforzare il carattere, per questo devo molto a questo mezzo di transporto, che per me, dentro i tubi con cui e costruita nasconde un anima. In questo spazio non parlerò di gare, ma descriverò i percorsi che si possono effettuare nella provincia di Imperia e che normalmente percorro durante i miei allenamenti, o salite o percorsi che ho affrontato duranti tutti questi anni di ciclismo.